ARMAN
realismo delle accumulazioni
Nella ricerca di nuove creazioni, ricerca resa necessaria per la carenza e l’affaticamento di pitture edoniste e gestuali, ho in maniera cosciente, esplorato il settore dei detriti, degli scarti, degli oggetti manifatturati scartati, in una parola: gli inutilizzati.
Per i detriti, si è spesso parlato a tal proposito dell’opera di Kurt SCHWITTERS. Se è sembrata, configurarsi talvolta una certa analogia, tuttavia esiste una differenza fondamentale e definitiva nel risultato e nel procedimento.
In Kurt SCHWITTERS assistiamo ad, una ricerca deliberata di armonie e di assemblaggi estetici; per esso, più importante del materiale, è prima la possibilità del valore plastico degli oggetti, e quello della loro coniugazione; in più Kurt SCHWITTERS fu sempre sensibile al senso, letterario degli elementi scelti.
Io affermo che l’espressione dei detriti, degli oggetti, possiede il suo valore in se, direttamente, senza volontà di ordinamento estetico, cancellandoli e rendendoli simili ai colori di una tavolozza; inoltre, introdussi il senso del gesto globale senza remissioni ne rimorsi.
Negli inutilizzati, un mezzo di espressione attira particolarmente la mia attenzione e le mie cure; si tratta delle accumulazioni, cioè la moltiplicazione e il bloccaggio in un volume corrispondente alla forma, al numero e alla dimensione degli oggetti manifatturati.
In questo procedimento noi possiamo considerare che l’oggetto scelto non è in funzione dei criteri DADA o SURREALISTA; non si tratta di decontestualizzare un oggetto dal suo substrato utilitario, industriale o altro per dargli, per una scelta di presentazione o un inclinazione del suo aspetto, una determinazione diversa dalla propria, per esempio: antropomorfismo, analogia, reminiscenze, ecc. Ma la questione al contrario è di ricontestualizzarlo in se stesso in una superficie sensibilizzata x volte dalla sua presenza. duplicata; ricordiamo la frase storica: mille metri quadrati di blu sono più blu di un metro quadrato di blu, io dico dunque che mille contagocce, sono più contagocce che un solo contagocce.
In più, in queste superfici., dico bene superfici perché anche nelle mie composizioni volumetriche la mia volontà è sempre, pittorica più che scultorea, vuol dire che desidero vedere le mie proposizioni intese nell’ottica di una superficie più che in una realizzazione in tre dimensioni.
In queste superfici in cui. l’elemento unico per sua scelta si trova ad essere una proclamazione monotipica benché plurale per numero e dunque molto vicino ai procedimenti monocromi di Yves KLEIN. La parte ossessiva e proferibile della molteplicità di un oggetto lo rende simile ad una granulazione unica, espressione della coscienza collettiva. di questo stesso oggetto. Ad ogni oggetto fabbricato corrisponde una, serie di operazioni precise che si trovano essere contenute tutte nella sua forma e nella sua destinazione, moltiplicate per il numero dei soggetti scelti, queste operazioni si trovano liberate nelle superfici accumulative. Questo procedimento di lavorazione è in correlazione con i metodi attuali: automazione, lavoro a catena e montaggio in serie, creano degli strati e livelli geologici pieni di tutta la forza del reale.
Da: Zero 3, Düsseldorf juillet 1961 pubblicato in: 1960 LES NOUVEAUX REALISTES cat. esp. M.A.M. di Parigi 1986,
tradotto dal francese.
Per i detriti, si è spesso parlato a tal proposito dell’opera di Kurt SCHWITTERS. Se è sembrata, configurarsi talvolta una certa analogia, tuttavia esiste una differenza fondamentale e definitiva nel risultato e nel procedimento.
In Kurt SCHWITTERS assistiamo ad, una ricerca deliberata di armonie e di assemblaggi estetici; per esso, più importante del materiale, è prima la possibilità del valore plastico degli oggetti, e quello della loro coniugazione; in più Kurt SCHWITTERS fu sempre sensibile al senso, letterario degli elementi scelti.
Io affermo che l’espressione dei detriti, degli oggetti, possiede il suo valore in se, direttamente, senza volontà di ordinamento estetico, cancellandoli e rendendoli simili ai colori di una tavolozza; inoltre, introdussi il senso del gesto globale senza remissioni ne rimorsi.
Negli inutilizzati, un mezzo di espressione attira particolarmente la mia attenzione e le mie cure; si tratta delle accumulazioni, cioè la moltiplicazione e il bloccaggio in un volume corrispondente alla forma, al numero e alla dimensione degli oggetti manifatturati.
In questo procedimento noi possiamo considerare che l’oggetto scelto non è in funzione dei criteri DADA o SURREALISTA; non si tratta di decontestualizzare un oggetto dal suo substrato utilitario, industriale o altro per dargli, per una scelta di presentazione o un inclinazione del suo aspetto, una determinazione diversa dalla propria, per esempio: antropomorfismo, analogia, reminiscenze, ecc. Ma la questione al contrario è di ricontestualizzarlo in se stesso in una superficie sensibilizzata x volte dalla sua presenza. duplicata; ricordiamo la frase storica: mille metri quadrati di blu sono più blu di un metro quadrato di blu, io dico dunque che mille contagocce, sono più contagocce che un solo contagocce.
In più, in queste superfici., dico bene superfici perché anche nelle mie composizioni volumetriche la mia volontà è sempre, pittorica più che scultorea, vuol dire che desidero vedere le mie proposizioni intese nell’ottica di una superficie più che in una realizzazione in tre dimensioni.
In queste superfici in cui. l’elemento unico per sua scelta si trova ad essere una proclamazione monotipica benché plurale per numero e dunque molto vicino ai procedimenti monocromi di Yves KLEIN. La parte ossessiva e proferibile della molteplicità di un oggetto lo rende simile ad una granulazione unica, espressione della coscienza collettiva. di questo stesso oggetto. Ad ogni oggetto fabbricato corrisponde una, serie di operazioni precise che si trovano essere contenute tutte nella sua forma e nella sua destinazione, moltiplicate per il numero dei soggetti scelti, queste operazioni si trovano liberate nelle superfici accumulative. Questo procedimento di lavorazione è in correlazione con i metodi attuali: automazione, lavoro a catena e montaggio in serie, creano degli strati e livelli geologici pieni di tutta la forza del reale.
Da: Zero 3, Düsseldorf juillet 1961 pubblicato in: 1960 LES NOUVEAUX REALISTES cat. esp. M.A.M. di Parigi 1986,
tradotto dal francese.